Siamo tutti svegli!

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Allora di che si tratta?

VACCINARE?

UN PUNTO DI VISTA CONTRO LE VACCINAZIONI NEI CANI


A cura di Catherine O’Driscoll

La mia missione ha un carattere alquanto personale, visto che i dati puntano verso il fatto che i vaccini hanno ucciso tre dei miei giovani, magnifici amici canini attraverso malattie ad esse connesse. Sono convinta che i miei cani siamo morti prematuramente, mentre milioni di altri cani, gatti e cavalli sono morti e continuano a morire a causa delle false idee o convinzioni proprie della nostra classe medica e veterinaria.
I vaccini implicano un grande giro di affari, e da due secoli esistono vaccini contro un’ampia gamma di malattie virali e batteriche che colpiscono l’uomo e molte specie di animali. Ignorando il fatto che le epidemie si manifestano ciclicamente e si esauriscono naturalmente, nonché il fatto che la nostra comprensione degli aspetti igienici e nutrizionali possano aver avuto  a che fare con la riduzione delle epidemie stesse, ai vaccini è stata conferita durante i secoli scorsi la parte predominante del merito. La medicina convenzionale opera in base al rapporto rischi/benefici. Tutti i farmaci convenzionali presentano il rischio di effetti collaterali indesiderati, tuttavia, qualora si riesca a dimostrare che sono di ausilio a un numero di persone maggiore di quello dei soggetti per cui risultano nocivi, allora i pericoli che essi comportano vengono ignorati. Immagino che se è possibile iniettare sostanze che fanno ammalare umani ed animali, allora è altrettanto possibile trarre consistenti profitti dalla fornitura di farmaci che promettono di lenire le suddette malattie indotte dai vaccini.
Affermo ciò dal 1994 quando ho costituito un gruppo denominato Canine Health Concern (CHC). Lo scopo di questo gruppo è quello di informare  i possessori di animali domestici, nel tentativo di porre fine alla carneficina perpetrata contro gli animali.
Un possessore di animali “responsabile” porta il proprio cane (gatto, cavallo etc…) dal veterinario per l’annuale richiamo. Poco tempo dopo la somministrazione l’animale sviluppa epilessia, o artrite, o problemi comportamentali, o malattie della tiroide, o diabete, o disturbi cutanei, o allergie. O collasso cardiaco, o danni al fegato o ai reni, o paralisi degli arti posteriori, o colite, o persino cancro, leucemia o qualche altra malattia immuno-mediata potenzialmente mortale. Solitamente né il possessore né il veterinario sospettano un collegamento. Se tuttavia il possessora è stato particolarmente vicino al proprio animale, comincerà a fare domande. In qualche rara occasione il possessore non lascerà cadere la questione ed inizierà a cercare una risposta lla seguente domanda: ”Per quale motivo il mio animale è morto?”. Quindi scoprirà che un vaccino è certamente in grado di indurre una qualsiasi delle suddette malattie e, con orrore, che in realtà non vi era alcuna necessità di somministrazione al proprio animale l’annuale richiamo. La migliore eventualità è che i singoli possessori di animale, uno dopo l’altro, cambino lentamente il loro atteggiamento riguardo i vaccini.
Il sistema di convinzioni su cui si basa il modello medico convenzionale è talmente erroneo, corrotto e pericoloso che semplicemente non potete permettervi di affidare ad esso i vostri bambini o i vostri animali.
Indubbiamente nel nostro modello medico vi è anche molto di buono. Tuttavia anche medici e veterinari entreranno in sintonia con la verità di quanto affermo, per quanto ciò li faccia infuriare o sentire a disagio. Recenti studi indicano che ogni anno, nel Regno Unito, a causa dei farmaci prescritti dai medici muore un numero di persone tre volte superiore a quello degli incidenti stradali. Medici e veterinari non hanno il tempo di esaminare tutti gli effetti collaterali di ciascun farmaco. È ormai accettato che farmaci come il Vioxx e il Co-Proxamol nella farmacologia umana, e il Rimadyl e il Deramaxx in quella canina, hanno come potenziale effetto collaterale la morte, e tutto questo soltanto dopo che i farmaci hanno passato tutti i requisiti di sicurezza e di autorizzazione e dopo che decine di migliaia di soggetti sono morti.
Troppo di frequente, comunque, i possessori di animali sono indotti a svolgere ricerche dopo che i loro beniamini sono morti. Il mio scopo e quello della CHC, è quello di dare informazioni prima che la tragedia si consumi. Posso dirvi che gli animali sono stati implicati nell’evoluzione umana sin dalla notte dei tempi e che continueranno ad essere sacrificati sull’altare della scienza sino a quando noi esseri umani non lo capiremo. In verità, se solo ci rendessimo conto della reale portata dell’amore espresso dagli animali nei nostri confronti, ci inchineremmo grati al loro cospetto e nessuno sforzo per la loro salvaguardia sarebbe eccessivo.
Un team della School of Veterinary Medicine della Purdue University ha condotto svariati studi onde stabilire se i vaccini possono determinare cambiamenti nel sistema immunitario dei cani, tali da provocare malattie immuno-mediate potenzialmente letali. I riscontri sono stati trovati. I cani vaccinati, diversamente da quelli non vaccinati, dello studio della Purdue hanno sviluppato anticorpi per molti dei propri elementi biochimici, fra cui fibronectina, laminina, DNA, albumina, citocromo C, cardiolipina e collagene. Questo significa che i cani vaccinati, diversamente da quelli non vaccinati, stavano attaccando la propria fibronectina, la quale è implicata nella riparazione dei tessuti, nella crescita e moltiplicazione cellulare e nella differenziazione fra organi e tessuti di un organismo vivente. I cani vaccinati dello studio Purdue hanno sviluppato anticorpi anche per la laminina, implicata in molte attività cellulari fra cui adesione, diffusione, differenziazione, proliferazione e movimento delle cellule. I vaccini quindi sembrano in grado di eliminare la naturale intelligenza delle cellule. Gli studi della Purdue  hanno inoltre rilevato che i cani vaccinati sviluppavano anticorpi per il proprio collagene. Circa un quarto di tutte le proteine dell’organismo sono collagene. Il collagene provvede alla struttura del nostro organismo, proteggendo e sostenendo i tessuti più morbidi e connettendoli allo scheletro. Aspetto forse ancora più inquietante, gli studi della Purdue hanno rilevato che i cani vaccinati avevano sviluppato anticorpi per il proprio DNA. Il campanello d’allarme è forse suonato? La comunità scientifica ha richiesto la sospensione del programma di vaccinazione? No. Al contrario, hanno allargato le braccia, dicendo che sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se i vaccini possano o meno determinare danni genetici.
Più o meno nello stesso periodo, la Vaccine-Associated Feline Sarcoma Task Force della American Veterinari Association (AVMA) ha avviato vari studi per scoprire il motivo per cui ogni anno negli USA 160.000 gatti sviluppano cancro terminale in corrispondenza dei punti di somministrazione dei vaccini. Il fatto che i gatti possano contrarre cancro indotto dai vaccini è stato riconosciuto da enti veterinari di tutto il mondo, e persino il governo britannico lo ha attestato tramite il proprio Gruppo di Lavoro, incaricato del compito di indagare sui vaccini canini e felini in seguito alle pressioni esercitate dalla CHC.
Nell’agosto del 2003 il Journal of Veterinari Medicine ha condotto uno studio italiano, che ha indicato che anche i cani sviluppano cancri nei punti di somministrazione. Sappiamo già cheil cancro del tipo appena descritto è anche una possibile conseguenza dei vaccini umani, poiché si diceva che il vaccino antipolio Salk inglobasse un retrovirus delle scimmie che produce cancro ereditario; il retrovirus delle scimmie SV40 continua a spuntare nei punti di somministrazione umani. Inoltre è un dato accertato che i vaccini possono provocare una malattia ad azione rapida, solitamente letale, denominata anemia emolitica autoimmune (AIHA). Comunque sia, nessuno avverte i possessori di animali prima che questi ultimi vengano sottoposti a richiami non necessari e ben pochi dei suddetti possessori vengono informati sul motivo per il quale i loro beniamini sono morti di AIHA.
Nel 2000, i riscontri del CHC sono stati confermati da ricerche indicanti che la poliartrite ed altre malattie quali la amiloidosi, che colpisce gli organi dei cani, erano legate al vaccino combinato somministrato ai cani. Nonostante la scarsità di finanziamenti da parte dell’industria dei vaccini, esiste una voluminosa mole di ricerche a conferma del fatto che i vaccini possono provocare un’ampia gamma di danni al cervello ed al sistema nervoso centrale. Abbiamo inoltre riscontrato che nel 72,5% di casi in cui i cani venivano considerati dai possessori nervosi e di temperamento preoccupante, gli animali manifestavano per la prima volta tali caratteristiche entro tre mesi del periodo post-vaccinazione. Anche il mal funzionamento di un organo è sospetto quando si verifica a breve distanza da una vaccinazione. 
Il Dr. Larry Glickman, direttore della ricerca della Purdue sostiene che i loro studi indicano che in seguito alle vaccinazioni di routine si presenta un significativo aumento del livello di anticorpi prodotti dai cani contro i loro stessi tessuti e che le manifestazioni cliniche sarebbero più pronunciate in cani che presentano una predisposizione genetica, anche se, in linea generale i riscontri dovrebbero essere applicabili a tutti i cani, indipendentemente dalla razza.
Il termine “allergia” è sinonimo di “sensibilità” e “infiammazione”; di diritto dovrebbe esserlo anche del termine “vaccinazione”. Questo è quanto fanno i vaccini: sensibilizzano (rendono allergico) un individuo nel corso del processo volto a costringerlo a sviluppare anticorpi per contrastare la minaccia di una malattia. I vaccini gettano molti soggetti in uno stato allergico e, ancora una volta, si tratta di un disordine che varia da forme lievi sino a forme improvvisamente letali. Sotto il profilo genetico alcuni individui non sono predisposti a tollerare i vaccini. Costoro sono le persone (anche gli animali sono “persone”) che hanno ereditato delle cellule B e T malfunzionanti. Le cellule B e T sono componenti interne al sistema immunitario che identificano invasori esterni e li distruggono, preservandoli nella memoria in modo che non possano causare danni in futuro. Tuttavia, quando è implicata una reazione infiammatoria, il sistema immunitario reagisce in modo eccessivo e provoca effetti indesiderati quali allergie ed altri disturbi infiammatori. Il sistema immunitario di queste persone semplicemente non è abbastanza capace di garantire una reazione salutare all’assalto virale da parte di vaccini con virus vivi modificati.
Gary Smith stava apprendendo dati sull’infiammazione nel contesto dei suoi studi, quando è incappato in una teoria talmente straordinaria da poter presentare implicazioni per la cura di quasi ogni malattia infiammatoria, fra cui morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, artrite reumatoide e persino HIV ed AIDS. Per la sottoscritta, questa teoria spiega il motivo per cui il processo della vaccinazione è inerentemente discutibile. Gary mette in discussione il sapere acquisito secondo cui quando un individuo si ammala l’infiammazione che si presenta attorno all’area infiammata contribuisce alla guarigione. Sostiene che, in realtà, l’infiammazione impedisce all’organismo di riconoscere una sostanza estranea e, di conseguenza, funge da nascondiglio per gli agenti invasori. Se Gary ha ragione, il processo infiammatorio così comunemente stimolato dal vaccino non è, come si è presunto sinora, un sintomo necessariamente positivo. Al contrario, potrebbe essere un sintomo del fatto che il componente virale o batterico, oppure il coadiuvante (che, contenendo proteine estranee, viene interpretato dal sistema immunitario come un invasore) presente nel vaccino sta prevalendo nascondendosi. Se Gary è nel giusto nella sua convinzione che la risposta infiammatoria non è protettiva, bensì un sintomo che l’invasione si sta verificando di nascosto, allora i vaccini non sono certo gli amici che pensavamo. Sono invece assassini sotto copertura che lavorano per il nemico, mentre medici e veterinari stanno inconsapevolmente agendo come collaborazionisti; ancor peggio, non possessori di animali e genitori di fatto paghiamo costoro per tradire inconsapevolmente i nostri cari.
I sistemi immunitari di cani e gatti raggiungono la piana maturazione intorno ai sei mesi di età. Se un vaccino con virus vivi modificati viene somministrato dopo i sei mesi di età esso produce immunità, il che è un bene per la vita dell’animale. Se un altro vaccino MLV viene somministrato un anno più tardi, gli anticorpi del primo vaccino neutralizzano gli antigeni del secondo e si determina un effetto nullo o assai ridotto. In termini meno tecnici, le scuole veterinarie degli USA e la American Veterinary Medical Association hanno esaminato alcuni studi che indicavano quanto a lungo durassero i vaccini, quindi hanno tratto la conclusione ed annunciato che la vaccinazione annuale non è necessaria. Hanno inoltre riconosciuto che i vaccini non sono esenti da nocività.
Migliaia di persone amanti degli animali hanno sentito quello che diciamo. In tutto il mondo i membri del CHC utilizzano alimenti naturali come massima prevenzione naturale delle malattie, evitando di alimentare i propri animali con cibi in scatola e riducendo al minimo il rischio dei vaccini. Alcuni di noi, compresa la sottoscritta, hanno scelto di non vaccinare affatto i propri animali; la nostra ricompensa è avere cani in buona saluta e dalla vita lunga.